Fotografia diagnostica

La fotografia medica standardizzata è uno degli strumenti diagnostici cosiddetti “per immagini” insieme ai più noti sistemi radiologici (raggi x), nucleari (TAC e Risonanza Magnetica), ecografici e doppler.
Tale tecnologia, si è sempre più evoluta e perfezionata grazie ai continui progressi ottenuti dall’interazione con le biotecnologie che migliorano le procedure di acquisizione, interpretazione, archiviazione e conservazione dei dati in funzione delle più recenti scoperte in merito ai diversi metabolismi.
I sistemi fotografici moderni sono dotati di un software che permette di ingrandire ed analizzare aree specifiche per un esame più approfondito e la standardizzazione dell’acquisizione consente di validare i controlli a distanza, inoltre, ha aperto la strada alla telediagnosi, che permette la gestione clinica multidisciplinare della pratica medica.

A cosa serve una fotografia standardizzata?
E’ fondamentale che le condizioni di acquisizione siano immutate e riproducibili ai controlli successivi, pertanto ogni immagine viene ottenuta sempre con i medesimi parametri fisici (tempo, spazio, luce, contrasto, riflesso, ingrandimento, etc) controllati scrupolosamente dal computer. Il risultato è uno strumento diagnostico prezioso per il medico e per il paziente, poiché la corretta analisi delle immagini, le variazioni ai controlli successivi, anche in funzione di eventuali trattamenti, contribuiscono ad una più precisa prognosi e pianificazione della terapia medica o chirurgica. Infine, migliora la comunicazione con il paziente perché permette di valutare al meglio le sue aspettative e costituisce documento imprescindibile ai fini medico-legali.

Che cosa analizza?
La fotografia digitale permette di studiare essenzialmente il colore, lo spessore e la consistenza della pelle.
Dal punto di vista cromatico, indipendentemente dal fototipo cutaneo, la pelle viene studiata in condizioni di normale contrasto in cui sono visibili rossori e macchie superficiali, così come possono apparire ad occhio nudo, tuttavia l’occhio umano è molto efficace nel rilevare una differenza di colore, ma è incapace di quantizzarla e di associarvi una unità di misura.
I filtri a luce polarizzata con lunghezza d’onda variabile, invece, evidenziano le condizioni del sistema circolatorio medio, la pigmentazione melanica o i danni indotti dall’esposizione solari. Con trasposizioni tridimensionale è possibile, inoltre valutare lo spessore e l’organizzazione spaziale della cute (rughe). Con queste modalità viene valutata e misurata la pigmentazione, la presenza di rughe, macchie, lesioni ed ogni altro inestetismo della pelle, anche se non visibile ad occhio nudo. Le informazioni possono essere estratte e confrontate con una popolazione simile campione, al fine di ottenere un modello terapeutico di cura e prevenzione personalizzato. Questa applicazione è ancora più importante se si considerano le informazioni predittive che si possono ottenere in materia di fattori di rischio dei tumori cutanei, delle lesioni precancerose e delle cicatrici.

Esistono anche dispositivi fotografici dotati di sistema di simulazione dell’esito post-operatorio, talvolta sono utilizzati in chirurgia plastica ed estetica, ma hanno i limiti delle immagini virtuali, pertanto, al momento, non hanno alcuna validità scientifica e possono creare false aspettative sui risultati.

Qual è la sua durata?
L’analisi cutanea dura solo pochi minuti ed è estremamente semplice. L’esame dei risultati e l’eventuale integrazione con altre indagini rientra in un programma più complesso di VISITA DERMOCOSMETICA.
Prima di sottoporre il paziente alla fotografia digitale viene sempre proposto un consenso informato, che indica le modalità e le finalità dell’acquisizione della foto e ribadisce il rispetto della privacy secondo la normativa vigente.

Come ci si deve sottoporre alla fotografia?
E’ necessario essere privi di trucco ed è bene rimuovere le untuosità superficiali in eccesso.

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