Il prolasso della ghiandola lacrimale: un’entità clinica spesso misconosciuta
La ghiandola lacrimale, in parte responsabile della lacrimazione, è normalmente nascosta sotto il bordo osseo superiore in uno spazio chiamato fossa lacrimale, situata sopra l’angolo esterno dell’occhio.. La ghiandola è costituita da due porzioni o lobi, il lobo orbitale e il lobo palpebrale (FIG 1). A volte il lobo palpebrale può essere evidente sotto la palpebra quando si solleva la palpebra verso l’alto e si guarda verso il basso. Una ghiandola lacrimale prolassata può determinare un rigonfiamento a livello l’angolo supero esterno della palpebra superiore.
Molto più frequentemente di quanto si creda (secondo alcune casistiche oltre il 30% di pazienti che si sottopongono a blefaroplastica superiore) e possibile rilevare da parte dell’oculista o del paziente stesso tra la palpebra e la cornice orbitaria superiore esternamente, una tumefazione non dolente e mobile rispetto ai piani sottostanti. E’ facilmente palpabile ed è grande come una nocciolina che in qualche caso può dislocarsi fino a livello del bordo ciliare superiore. Si può trattare di un prolasso o ptosi della ghiandola lacrimale. Sono stati classificati vari gradi di prolasso lieve (0-2 mm), moderato (3-5 mm) e prolasso grave (più di 6 mm).
Le cause di questa patologia non sono note quando non è conseguenza di eventi traumatici. La ptosi della ghiandola lacrimale è conseguente all’invecchiamento e può essere presente dia nell’età adulta ma si evidenzia con l’età per l’assottigliamento senile della cute che rende evidente la ghiandola.E’ molto più frequente negli anziani con blefarocalasi (letteralmente caduta delle palpebre) e può essere confusa nell’ambito di un prolasso del grasso orbitario o di uno stato di edema palpebrale superiore. Il prolasso della ghiandola lacrimale può in molti casi essere rilevato durante un intervento di blefaroplastica superiore (secondo alcuni Autori in anche il 50% degli interventi) per cui questa anomalia va attentamente ricercata e diagnosticata prima di un intervento di blefaroplastica superiore.va attentamente ricercato.
Oltre che una accurata visita oculistica con studio della motilità oculare è opportuna una valutazione dell’assetto orbitario anche una fotografia digitalizzata secondo le modalità utili per lo studio dell’orbita. Per la identificazione e localizzazione mediante palpazione può essere utile una valutazione sia in posizione eretta che supina: questo tipo di manovra è una ulteriore conferma della dislocazione della parte ghiandola lacrimale dalla sua loggia anatomica normale.La TAC senza e con mezzo di contrasto è necessaria pe escludere patologia infiammatoria o neoplastica.
L’intervento chirurgico (FIG 2)
Si tratta di una procedura, spesso praticata in anestesia locale con sedazione che ha dei tempi simili a quelli della blefaroplastica superiore e prevede una incisione cutanea a livello della palpebra superiore, l’apertura del setto fibroso dell’orbita, l’asportazione della loggia grassosa centrale, spesso dislocata per effetto della trazione della ghiandola, la applicazione di un punto che comprende il setto dell’orbita, la ghiandola lacrimale dislocata e la cornice supero laterale dell’orbita. Alla fine viene eseguita una sutura cutanea.Il periodo postoperatorio per quanto riguarda le cure e le attenzioni è simile a quello di una blefaroplastica e la rimozione della sutura avviene a 5-7 giorni. In genere, se non ci sono altre cause non residua “occhio secco
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