,

NUOVA PIATTAFORMA DI CHIRURGIA ENDOSCOPICA DELLE VIE LACRIMALI A GAMMA MEDICA

GAMMA MEDICA da sempre attenta a tutte le innovazioni nella diagnostica e chirurgia mininvasiva delle vie lacrimali si è dotata di una nuova piattaforma tecnologica, di ultima generazione,  per la diagnostica e chirurgia delle vie lacrimali.

La nuova strumentazione comprende un sistema microendoscopico che con meno di mezzo millimetro di diametro permette di valutare la localizzazione e il tipo di infiammazione, stenosi o ostruzione delle vie lacrimali. Il canale endoscopico flessibile con una avanzata fibra ottica permette di visualizzazione il settore esaminato con un monitor ad alta definizione e programmare la terapia medica o il trattamento laser.

La procedura con laser a diodi può essere praticata nella stessa seduta con una sonda estremamente sottile di 200 micron che può rimuovere le cause del blocco e procedere all’intubazione delle vie lacrimali.

La piattaforma è dotata anche di un endoscopio nasale che permette di valutare in via preliminare o nel periodo post operatorio la pervietà della ricanalizzazione.

Tutta la procedura può essere eseguita in circa 15-20 minuti,in anestesia locale, ambulatoriamente senza tamponi nasali.

,

98 CONGRESSO SOI A ROMA – INTERVENTO DEL DOTT. GARZIONE SULL’UTILIZZO DEL LASER A DIODI NELLA CHIRURGIA DELLE VIE LACRIMALI

Gamma Medica sarà presente al 98° Congresso Nazionale della SOI (Società Oftalmologica Italiana), dove il dott. Garzione farà un intervento con tema

utilizzo del laser a diodi nella chirurgia delle vie lacrimali: esperienza a due anni

Relatori:
F. Garzione, D.E. Severino , S. Rizzuto , L. Cappuccini , G. Davi’

SEDE CONGRESSUALE
Centro Congressi Rome Cavalieri
via Cadlolo,101
00136 Roma

Le problematiche dell’enoftalmo nei pazienti portatori di protesi oculare

Enoftalmo

La correzione dell’orbita anoftalmica dopo eviscerazione o enucleazione del bulbo oculare, si realizza con un impianto intraorbiario e con una protesi mobile gestita sia dall’oculista, sia dal paziente stesso.

L’oculista deve rappresentare al paziente che non si tratta di una soluzione definitiva ma che va controllata costantemente e visionata ciclicamente dallo specialista.

I portatori di protesi devono, comunque, sapere che spesso è presente una secrezione mucosa e soprattutto che i movimenti della protesi, sincroni con quelli dell’occhio contra-laterale non saranno mai uguali alla situazione antecedente la chirurgia. Naturalmente, una chirurgia ben eseguita eviterà una revisione della cavità orbitaria in tempi brevi.

Il Prof. Garzione, direttore del centro Gamma Medica di Roma, specializzato in Oftalmoplastica, afferma che le problematiche legate all’orbita anoftalmica possono essere sostanzialmente divise in tre gruppi:

  • Cattivo aspetto delle orbite
  • Instabilità degli occhi artificiali
  • Fastidi relativi alle cavità orbitarie

Queste categorie tendono a sovrapporsi frequentemente, in quanto le patologie dei pazienti possono riguardare contemporaneamente i tre gruppi in questione.

I sintomi associati ad un cattivo aspetto delle orbite comprendono il non allineamento delle pupille, la profondità del solco orbito-palpebrale superiore, contorno ridotto delle palpebre, lussazioni della protesi, mobilità ridotta e ptosi della palpebra superiore.

L’instabilità delle protesi  oculari può verificarsi  per una serie di motivi, compresa una scarsa aderenza dovuta all’atrofia del grasso orbitario, o ancora uno spostamento dell’impianto, conseguente ad una rientranza della protesi con annessa chiusura delle fessure palpebrali.

I problemi legati ai fastidi causati dalle cavità orbitarie includono: secrezione cronica, prurito e bruciore, dolore nel chiudere gli occhi, aderenza delle ciglia alla protesi e dolore originato dalla cavità orbitaria.

Una delle cause più comuni del cattivo aspetto delle orbite è la PESS (Post-Enucleation Socket Syndrome). Diversi meccanismi di natura patofisiologica sono attribuibili alla PESS, che deriva da molte cause quali l’enoftalmo, la deformità del solco, malposizione della palpebra superiore ed inferiore e tilting della protesi oculare.

Quando la sindrome post-enucleazione viene trattata solo con l’ingrandimento della protesi per compensare la carenza di volumi, si crea una condizione definita come sindrome “dell’occhio di elefante”, che non solo peggiora l’aspetto estetico ma aggrava anche la sintomatologia.

Le problematiche legate a questa sindrome nascono dalla disparità tra la superficie su cui è collocata la protesi e la mucosa dell’orbita.

Più è grande la protesi, peggiore sarà la risposta all’infiammazione indotta dall’elemento estraneo. Di fatto, la prevenzione è la migliore soluzione alla riduzione delle problematiche esposte, sia con impianti intraorbitari di misura adeguata, sia con il trattamento ciclico di innesto grassoso (lipofilling dell’orbita), che viene eseguito dopo l’intervento di eviscerazione/enucleazione.

In caso di ridotta mobilità della protesi, lo specialista non deve sottoporre a sforzo la palpebra superiore, a meno che non ci siano motivazioni di natura neurologica o strutturale per farlo.

La protesi deve essere modellata in relazione alla palpebra inferiore e solo in seguito potrà essere perfezionata mediante la chirurgia del muscolo elevatore della palpebra superiore.

Riguardo alla sintomatologia derivante dalla secrezione cronica, questa deve essere adeguatamente trattata sia con steroidi e antibiotici (eventualmente valutata con tampone oculare), sia con il lavaggio e la medicazione delle vie lacrimali.

La canalicolite, spesso presente in questi pazienti, è generalmente sottostimata ma va evidenziato che un’alterazione delle vie lacrimali di drenaggio è frequentemente presente nei pazienti portatori di protesi oculare.

In realtà, dopo un intervento di eviscerazione o enucleazione va tenuto in considerazione soprattutto il rapporto contenente-contenuto dell’orbita e per questo aspetto un notevole ausilio viene dal lipofilling dell’orbita. Si tratta di una tecnica rapida, efficace e ambulatoriale che permette, mediante l’aspirazione con una microcannula, di prelevare grasso dall’addome o dai glutei e reinnestarlo a livello dell’orbita nei siti di particolare carenza volumetrica.

Questa tecnica permette di trattare le complicanze della cavità anoftalmica precocemente e con efficacia, evitando altre procedure molto più invasive e maggiormente soggette alla recidiva della patologia.

,

CORSO CHIRURGIA DELLE VIE LACRIMALI: DACRIOCISTORINOSTOMIA ENDOCANALICOLARE CON IL LASER A DIODI

Chirurgia delle vie lacrimali: dacriocistorinostomia endocanalicolare con il laser a diodi – nuova tecnica mininvasiva

Presentazione

Il corso interattivo, a carattere informale, è focalizzato sull’esperienza triennale, relativa all’utilizzo del laser a diodi per il trattamento delle ostruzioni delle vie lacrimali.

Vengono evidenziati:

  • le caratteristiche e il setting della tecnologia utilizzata
  • i casi clinici trattati

Programma del corso

Ore 9.00: Introduzione

Ore 9.15: Registrazione dei partecipanti

Ore 9.45: Anatomia chirurgica delle vie lacrimali

Ore 10.00: Anatomia chirurgica del naso

Ore 10.15: Le opzioni chirurgiche nel trattamento delle ostruzioni delle vie lacrimali

Ore 10.30: La dacriocistorinostomia dall’esterno

Ore 11.00: Coffee break

Ore 11.30: La tecnologia laser a diodi (sonde, manipoli e setting del laser)

Ore 11.45: Dacriocistorinostomia endocanalicolare laser-assistita (ostruzioni del sacco e dotto naso-lacrimale)

Ore 12.00: Dacriocistorinostomia endocanalicolare laser-assistita (ostruzioni “alte”)

Informazioni generali

Il corso non è accreditato ECM ed interessa le seguenti professioni:
Medici di Oftalmologia, Ortottisti/Assistenti di Oftalmologia e Infermieri.
Inoltre, il corso è programmato su invito.

Il corso si terrà presso lo studio GAMMA MEDICA il giorno 27 Giugno 2018

Contatti
Via Carlo Poma,
00195 Roma
Telefono: 06/3728555
E-mail: federicogarzione@gmail.com


CORSO DACRIOCISTORINOSTOMIA 27 GIUGNO 2018

,

CONTINUA L’ATTIVITA’ SCIENTIFICA DEL PROF. FEDERICO GARZIONE

Corso Ecm a Modena (Emilia Romagna) per Medico chirurgo: Simposio oculistico

SPECIFICHE EVENTO

Acquisizione competenze di processo:Fornire ai partecipanti adeguati mezzi e strumenti per una corretta diagnosi e gestione del paziente con diverse problematiche oculistiche chirurgiche.

LE RISPOSTE ALLE VOSTRE DOMANDE SULLA CATARATTA

Il dottor Garzione risponde alle vostre domande sulla cataratta.


Che significa “maturazione” della cataratta? Ho fatto una visita e mi è stata diagnosticata una cataratta cortico-nucleare con residuo visivo di 510 . Ho consultato un oculista in ospedale che mi ha detto di aspettare la maturazione, un privato mi opererebbe domani. che faccio?

R La maturazione della cataratta rappresenta l’evoluzione dell’opacità del cristallino, che può determinare diminuzione quantitativa (5/10, 2/10, ecc.) oppure diminuzione della qualità della visione (appannamento, visione sbiadita, diminuzione della visione serale). L’intervento è necessario quando, con l’intervento, si ha un notevole miglioramento della qualità della vita del paziente, che è diversa da soggetto a soggetto

Perché dopo essermi operato di cataratta vedo sempre delle macchie?

RE’ possibile che sia presente un distacco del corpo vitreo, che determina corpi mobili vitreali (macchie mosche volanti), i quali, se non associati a patologie retiniche, rappresentano solo fastidi ma non malattie. Spesso scompaiono nel tempo.

Buon giorno, desidero sapere se l’intervento di cataratta viene eseguito con il laser o in modo tradizionale (bisturi). Grazie.

RAttualmente, l’intervento può essere eseguito con entrambe le modalità: facoemulsificazione o femto-laser. Ambedue le tecniche sono molto avanzate. Naturalmente, il laser è la tecnologia più recente, che permette maggiore sicurezza e precisione

E’ vero che, in caso di cataratta precoce, è consigliabile utilizzare un cristallino artificiale con filtro giallo per proteggersi da maculopatie?

RSì, il filtro giallo protegge molto meglio dai raggi ultravioletti e aumenta la difesa della retina da questa forma di radiazione luminosa

Con 1250 cellule alla cornea che percentuale di rischio esiste con un intervento di cataratta?

RSicuramente un numero basso, ma con tecnologie ed esperienza opportune, il rischio è molto limitato.

Dopo operazione di cataratta è sopraggiunto un forte astigmatismo. che fare?

RSi può intervenire con il laser ad eccimeri o con il femto-laser ed ottenere ottimi risultati

Si può assumere il farmaco Xatral in vista di un’operazione di cataratta?

RNo, in quanto può determinare la sindrome dell’iride a bandiera e rendere più difficoltoso l’intervento

Posso usare optrex come bagno oculare, essendomi fatta la cataratta?

R Dopo l’intervento di cataratta, si consigliano farmaci di tipo cortisonico o antibiotico. I bagni oculari sono indicati in casi differenti

Sono stata operata di cataratta a tutti e due gli occhi, c’è qualche controindicazione per il Pritorplus? Grazie

R Il principio attivo idroclorotiazide può causare una reazione non comune, con conseguenti diminuzione della vista e dolore agli occhi. Questi potrebbero essere sintomi di un aumento della pressione nel suo occhio e possono verificarsi da ore a settimane dopo aver assunto PritorPlus..Questa condizione può portare a una compromissione permanente della vista, se non trattata.

Sto prendendo Xatral da molti anni. Quando non dovesse più farmi effetto, o quando dovessi sospenderlo prima di una operazione i cataratta, con cosa potrei sostituirlo per continuare a riuscire ad orinare ?

RLa sospensione è necessaria solo 20 giorni prima dell’intervento. Comunque, se è necessario assumerlo, basta avvertire l’oculista che utilizzerà opportuni presidi pre-operatori per prevenire la sindrome dell’iride “a bandiera”.

Avendo le emorroidi credo che Vessel abbia contribuito ad un sanguinamento copioso. Dovendo fare un intervento di cataratta, farei bene a sospenderlo?

R E’ importante avvertire l’oculista dell’assunzione di questo farmaco. Lo specialista provvederà a mettere in atto le opportune precauzioni.

Esiste un’alternativa alla tamsulosina nel caso di intervento di cataratta? L’alfuzosina presenta le stesse criticità? Grazie

RE’ sempre opportuno sospendere la tamsulosina o l’alfuzosina prima dell’intervento di cataratta. Qualora non fosse possibile, sarebbe bene avvertire lo specialista, che metterà in atto le dovute precauzioni.

La cataratta è un trattamento non chirurgico, come e quando si tratta? E’ indicato anche un trattamento non chirurgico?

RSe per trattamento non chirurgico si intende il laser, è possibile operare la cataratta con il femto-laser, procedura che viene comunque effettuata in sala operatoria. Al momento non esistono procedure mediche

Da una decina di anni assumo Furosemide, Tiklid, Xatral e Proscar. OD maculopatia – operato di cataratta 12 anni fa

ROS consigliato intervento di cataratta con “rischio aggravato” : IFIS

Quale la conseguenza peggiore? E’ possibile la perdita totale della vista?

RIn presenza di situazioni così peculiari, è il caso di informare il chirurgo oculista che, sulla base dell’esperienza e della tecnologia, metterà in atto tutte le precauzioni necessarie per un buon risultato. Mi sembra estremamente allarmante parlare di un vero e proprio rischio di cecità

Salve, ho subito intervento alla cataratta 4 giorni fa con esito positivo (attendo visita di controllo) e vorrei cortesemente sapere se posso riprendere lo XATRAL 10 mg che avevo sospeso 10 gg. prima dell’intervento. GRAZIE

RPuò certamente riprendere la terapia pre-operatoria

La pressione dopo l’intervento cataratta-glaucoma si è normalizzata, alla distanza di due anni è ritornata alta, nonostante i vari colliri

RSe la terapia con i colliri non risulta efficace oppure ci sono effetti collaterali sistemici o a livello della superficie oculare, si può applicare la laser trabeculoplastica selettiva (SLT). Se anche quest’ultima non dà gli effetti sperati, si deve pianificare la terapia chirurgica

L’ intervento di cataratta è sempre raccomandato o si può anche aspettare si rischia la cecità?

RL’intervento di cataratta va praticato quando è necessario. E’ uno degli interventi più praticati al mondo con elevatissime possibilità di successo. Naturalmente, come tutti gli interventi, ha dei rischi potenziali da valutare e considerare

FEMTOLASER PER LA CHIRURGIA DELLA CATARATTA NEGLI INTERVENTI COMBINATI

La nuova acquisizione della tecnologia laser a femtosecondi nelle nostre strutture,  permette di risolvere con maggiore sicurezza ed efficacia la cataratta non solo quando viene eseguito come intervento singolo, ma anche quando è necessario un intervento combinato con la vitrectomia o un intervento antiglaucomatoso.

Le procedure combinate risultano estremamente semplificate per l’utilizzo di minori energie (1/3 della facoemulsificazione tradizionale), maggiore precisione e architettura delle incisioni, assoluta stabilità del cristallino che viene studiato preventivamente con l’esame OCT che programma e personalizza l’intervento.

Queste caratteristiche del femtolaser, soprattutto la riduzione dell’energia utilizzata, permettono di ridurre al massimo le complicanze anche quando la cataratta si presenta associata a malattie corneali come la distrofia endoteliale, a pseudoesfoliazione capsulare con lassità della zonula o nelle cataratte post traumatiche che presentano una struttura anatomica alterata e dove la programmazione individuale è fondamentale per evitare complicanze che possono risultare estremamente gravi per l’occhio.

QUANDO UN CALAZIO NON E’ UN CALAZIO

Le palpebre presentano tumori rari ma molto aggressivi che si possono diffondere nell’organismo se non diagnosticati precocemente e se non vengono trattati con terapie locali e sistemiche mirate. Rappresentiamo due tumori palpebrali non frequenti come il carcinoma della ghiandola sebacea e il tumore delle cellule di Merkel.

Il carcinoma della ghiandola sebacea è una forma rara e aggressiva di cancro delle palpebre. Interessa molto spesso la palpebra superiore. Questa forma di cancro è spesso mal diagnosticata in quanto mascherata da altre condizioni meno gravi quali il calazio, la meibomite e le cisti benigne e qualche volta si può presentare come un carcinoma a cellule basali. E’più frequente nelle donne. Origina dalle ghiandole sebacee, dalle ghiandole di Meibomio o dalle ghiandole di Zeiss che si trovano nel derma o nello strato intermedio della cute palpebrale. Le ghiandole secernono sebo, una sostanza oleosa necessaria per gli equilibri omeostatici e la elasticità della pelle. Questo tumore si può diffondere dalle cellule epiteliali da cui origina ai tessuti limitrofi. Tende a invadere l’epitelio sovrastante dove si può presentare con spot di cellule maligne o con una diffusione delle strutture congiuntivali interessando nei quadri estremi palpebra, congiuntiva e cornea. Può infiltrare anche i canalini lacrimali e le vie lacrimali di deflusso. Stadi avanzati di carcinoma possono metastatizzare attraverso il sistema linfatico o diffondere per via ematica. Quando asportato presenta un alto tasso di recidiva. Clinicamente si presenta come un nodulo duro e doloroso sulla cute palpebrale.  L’interno della palpebra è la sede più comune per la presenza di molte ghiandole sebacee.  Il tessuto circostante il tumore è tipicamente rosso e infiammato per la presenza di una ricca rete vascolare. Quando c’è un concreto sospetto per la corretta diagnosi può essere necessaria una biopsia.

Il tumore della ghiandola sebacea può essere asportato chirurgicamente, ma va programmato un trattamento oncologico con radioterapia o chemioterapia, raccomandato per i pazienti, in particolare nelle fasi avanzate della malattia. Per la frequenza delle metastasi tumorali questo tumore presenta un alto tasso di mortalità.

Il tumore delle ghiandole sebacea palpebrale può anche essere un sintomo della sindrome di Muir-Torre. I pazienti con questa sindrome presentano tumori cutanei maligni tra le ghiandole sebacee in vari distretti del corpo.

Il carcinoma a cellule di Merkel della palpebra è un tumore raro, potenzialmente mortale che si presenta più frequentemente in soggetti di età avanzata con alterate difese immunitarie. Presenta una   rapida progressione, diffusione ai linfonodi loco regionali pre auricolari e ai linfonodi del collo. Ha un alto rischio di metastasi a distanza. Questo tumore si può presentare come una lesione benigna (in contrasto con l’estesa invasione microscopica) ritardando la diagnosi. Frequentemente coinvolge le regioni foto esposte della pelle.

Deriva dalle terminazioni nervose presenti nelle cellule cutanee. Queste strutture nervose oltre a segnalare fattori fisici (meccanocettori) potenzialmente dannosi sono deputate (come studiato di recente) alla regolazione delle cellule immunocompetenti producendo un’importante modulazione neuro immune. Nell’ambito di questa rete nervosa ci sono le cellule di Merkel, cellule neuroendocrine che risiedono nello strato basale dell’epidermide.

tumore di MerkelClinicamente appare come un nodulo violaceo che a volte causa ptosi. La diagnosi differenziale macroscopica si pone con lesioni come il calazio, la cisti dermoide, il carcinoma basocellulare e squamocellulare, il cheratoacantoma, l’angiosarcoma, il melanoma melanotico e le metastasi. aggressività di questo

La prognosi dei pazienti è spesso incerta a causa delle frequenti metastasi. Le più efficaci modalità di trattamento sembrano essere escissione chirurgica radicale della lesione primaria estesa ai linfonodi di drenaggio associata a terapia adiuvante a base di radioterapia loco regionale. Non ci sono dati certi sulla radiosensibilità e sui risultati circa l’uso della chemioterapia per le forme disseminate di malattia.

 

CHIRURGIA DELLA CATARATTA CON FEMTOLASER A GAMMA MEDICA

GAMMA MEDICA a ROMA è un centro specializzato nella microchirurgia oculare della cataratta da oltre 30 anni. Da un anno utilizza il laser a femtosecondi per la chirurgia della cataratta.

Si tratta dell’ultima tecnologia per le operazioni di cataratta che perfeziona questa procedura utilizzando il raggio laser senza la necessità di alcuna lama.

Fino ad oggi l’operazione di cataratta era praticata con la facoemulsificazione o “Phaco” in cui la cataratta viene emulsionata con ultrasuoni prima di essere rimossa dall’occhio attraverso un piccolo taglio in cui è inserita una IOL pieghevole.

La facoemulsificazione è, comunque, una tecnica manuale in cui le varie fasi dell’intervento vengono eseguite con una precisione limitata proprio dalla manualità con possibilità di complicanze anche in mani esperte fino all’1-2%.

Attualmente offriamo una tecnologia innovativa che rappresenta una vera e propria rivoluzione nella chirurgia della cataratta che da precisione e riproducibilità senza pari. Tutto questo innanzitutto per l’utilizzo dell’OCT (Optical Coherence Tomography) che misura con la massima precisione la forma e lo spessore della cornea oltre a determinare i margini anteriori e posteriori e lo spessore del cristallino.

Il laser a femtosecondi esegue la capsulotomia anteriore (l’apertura rotonda nella membrana anteriore) e divide il cristallino opacizzato (cataratta) in più parti secondo la scelta personalizzata dal chirurgo. Esegue, inoltre, le incisioni corneali che con il laser possono essere multiplanari e autosigillanti e perfettamente posizionate per correggere l’astigmatismo.  Tutto questo senza alcuna lama e senza entrare nell’occhio.

Questa tecnologia rivoluzionaria naturalmente aumenta la sicurezza, la precisione e i risultati della chirurgia della cataratta.

In sintesi questi i vantaggi della chirurgia della cataratta laser:

  • I tagli laser sono molto precisi
  • Chirurgia senza laser (Blade Less Laser)
  • E’ estremamente veloce (circa 5 minuti)
  • Alti livelli di prevedibilità
  • Massimo rispetto per la cornea
  • Nessun danno possibile alla cornea con il laser
  • I casi complicati possono essere trattati con maggior sicurezza
  • Per i cristallini morbidi si realizza una vera e propria liquefazione laser
  • La frammentazione laser delle cataratte molto dure facilita l’intervento
  • La maggior parte dei tempi chirurgici sono eseguiti senza entrare nell’occhio
  • E’  una tecnologia fondamentale per l’impianto di lenti multifocali o toriche

LA RETRAZIONE PALPEBRALE COME PRIMO SEGNO DI OFTALMOPATIA TIROIDEA

La visita oculistica può rappresentare il primo stadio per la diagnosi di oftalmopatia tiroidea in un paziente in fase preclinica della malattia.

Le cause della retrazione palpebrale superiore ed inferiore no sono chiari ma quello che certamente si può affermare è che la retrazione della palpebra superiore costituisce uno dei segni più frequenti di una oftalmopatia tiroidea. Una retrazione palpebrale deve sempre far sospettare una oftalmopatia tiroidea anche se gli esami ematochimici (anticorpi antitiroide) sono ancora normali. Spesso è l’oculista che interpreta e valuta la retrazione palpebrale come una spia della malattia di base a pazienti spesso inconsapevoli. La diagnosi di oftalmopatia tiroidea sarà poi confermata dagli esami degli anticorpi antitiroide, dallo studio TAC per valutare lo stato dei muscoli e della ghiandola lacrimale e dalla visita endocrinologica. Un test molto semplice può essere quello della fenilefrina eseguibile in pochi minuti nello studio dell’oculista. La fenilefrina è una molecola strutturalmente simile ad una catecolamina – agonista dei recettori alfa1-adrenergici, usata principalmente come decongestionante, come agente dilatatore delle pupille e per incrementare la pressione sanguigna (Wikipedia). Questa sostanza viene spesso utilizzata come collirio per la dilatazione della pupilla. Nei pazienti sensibili dopo qualche minuto dalla instillazione si evidenzia un aumento della retrazione palpebrale ed un aumento dello scleral show. Questo effetto è dovuto alla iperfunzione del muscolo del Muller stimolato dalla innervazione simpaticomimetica e quindi dalla fenilefrina (agonista adrenergico alfa).

Va precisato che nell’oftalmopatia tiroidea è presente una iperattività dell’innervazione simpatica con conseguente iperfunzione del muscolo di Muller.

Dopo aver inquadrato lo stadio e la gravità della oftalmopatia tiroieda vengono pianificate le diverse opzioni mediche e chirurgiche che richiedono una stadiazione assolutamente rigorosa procedendo prima con la gestione antiinfiammatoria ed immunomodulatrice, poi la chirurgia orbitaria del grasso e in ultimo stadio la chirurgia dello strabismo (se presente) e delle palpebre. Per quest’ultima preferiamo l’approccio ab interno che prevede un indebolimento del muscolo di Muller associato o meno a cantopessia. Si tratta di un intervento ambulatoriale (circa 20 minuti), eseguito in anestesia locale, senza suture e con pochi giorni di convalescenza.


PRIMA E DOPO L’INTERVENTO CHIRURGICO PER RIDURRE LA RETRAZIONE DELLA PALPEBRA SUPERIORE


Presso GAMMA MEDICA l’intervento viene eseguito con il bisturi a radiofrequenza e microscopio operatorio, tecnologie che permettono di utilizzare sistemi sofisticati di taglio e coagulo molto precisi che riducono il gonfiore post operatorio e migliorano i processi di guarigione.